Giambellino e dintorni
Il Giambellino nasce nella prima metà del Novecento dall’estensione della zona industriale di porta Genova, dovuta alla vicinanza del Naviglio Grande e della Ferrovia Milano-Mortara. Le prime case sono popolari, con una forte matrice operaia. Mentre Milano si popola di immigrati provenienti da zone sempre più lontane, la fabbrica è l’esperienza intorno alla quale si sviluppa l’identità del Quartiere, fatta di orgoglio professionale e solidarietà.
L’identità storica del quartiere
Nel secondo dopoguerra, la relativa vicinanza al Centro e la costruzione sul margine settentrionale della zona della prima linea metropolitana attirano in zona un ceto più benestante. Il quartiere si sviluppa con direttrici sud-nord e est-ovest, a partire dal centro città e dalle vie di comunicazione sulle quali sono nate le fabbriche, fino a raggiungere una densità considerevole, conservando una quota estremamente rilevante di patrimonio abitativo pubblico, a rinnovare l’identità storica del quartiere nonostante la grande ondata migratoria dal sud.
Giambellino, esempio virtuoso di integrazione e promozione sociale
È di questi anni il punto alto della parabola del Giambellino, che nella mixité scopre una risorsa importante: nei luoghi di incontro del quartiere (scuole, sezioni di partito, parrocchie…) si confrontano culture diverse, problemi e risorse, fino a fare del Giambellino il quartiere di Milano a maggiore densità di associazionismo (politico, culturale, confessionale, sportivo…).
Nel quartiere – che continua ad essere povero e gravato di problemi – nascono le prime sperimentazioni di frontiera su temi di grande impatto sociale come la tossicodipendenza, l’abbandono scolastico, e minorile in generale, ed esperienze di alto livello culturale. Il Giambellino rappresenta in questi anni un esempio virtuoso di integrazione e promozione sociale.
Cultura della solidarietà: l’antica pratica si rinnova
Dalla fine degli anni ’80, la chiusura delle fabbriche, la crisi della partecipazione locale, l’abbandono del patrimonio edilizio pubblico e il concomitante aumento vertiginoso dei prezzi del mercato immobiliare privato, la massiccia immigrazione straniera (+471% nel NIL Giambellino tra il 1991 e il 2001), l’impatto di certe politiche pubbliche sul territorio (un esempio per tutti: l’abolizione dei bacini di utenza delle scuole) spezzano ogni equilibrio, dando vita alla separazione dei percorsi di vita degli abitanti delle case popolari da quelli di tutti gli altri.
I quartieri pubblici – nei quali prosperano conflitto, rabbia, disperazione e rassegnazione – vivono emarginati nell’attesa della riqualificazione. Ma l’antica cultura della solidarietà si rinnova nel sistema di vicinanza e integrazione, che in zona continua a rappresentare un’eccellenza.